A distanza di un anno dall’uscita di Unstoppable Momentum, Il guitar hero per eccellenza, torna in Italia in sole due date
Questa volta, la location prescelta è tutto fuorché qualsivoglia locale commerciale, con aria stantia e gente accalcata. Per l’occasione Joe Satriani , ha firmato per una vecchia cascina abbandonata nella campagna bresciana, la cui sola compagnia, al di fuori di Satriani e dovuti proseliti, è data dall’ adorabile bestiame.
Alle 21.00 un rilassante paesaggio campagnolo ci dirige verso la cascina, ci fermiamo solo giusto un attimo davanti alla biglietteria sagacemente organizzata in un vecchio camper, per poi introdurci in quello che sarebbe stato la zona concerto.
Egregiamente allestito il tutto con cibarie e beveraggio di ottima qualità veniamo immediatamente accolti dal, già in corso, live dei giovanissimi Raven’s Eye. Gruppo formatosi nel 2002 in terra argentina che ci propongono il loro heavy metal massiccio che riesce a trasportare la folla in, un’attesa meno debilitante.
E’ alle 22.00 che la superba esibizione dei Raven’s Eye lascia spazio all’alieno. Giochi di luci si divertano a nascondere l’entrata inaspettata di Satriani che senza pochi preamboli da inizio al suo show.
“Jumpin’ In” è la prima selezionata, ottava traccia di Unstoppable Momentum ed è proprio cosi che, inarrestabile si crea la frenesia. E dopo un simpatico: - “Buonasera, mi chiamo Joe” - “Devil’ slide" da continuità all’esibizione già in fiamme. Un tripudio di suoni, di effetti speciali e di uno staff scortato di grande livello. Si persevera di già, arrivando alla storica “Flying in a Blue Dream” . Non c’è storia, le sue dita su queste corde ti fanno volare, ti fanno credere che tutto è possibile.
A susseguire l’omonima track dell’ultimo album per poi alleggerirci da ogni pensiero con “The Weight of the World”. Si perché nulla ci manca, nessuna parola e nessun testo , solo musica.
Il menu stasera prosegue con le ribelli e sconvolgenti “Ice 9” “The Crush of Love”, “I'll Put a Stone on Your Cairn”,” e le infiammate"A Door into Summer” e “ Lies and Truths”
Pazzesco come la vitalità di Joe Satriani riesca ancora a coinvolgere tutta questa gente dopo 20 anni. Come riesca a unire persone e personalità diverse, suonando di Rock, di Funk, di Blues senza nessuna ghettizzazione, nessuna distinzione. Lo dimostra subito e ulteriormente quando accenna la storica “Satch Boogie”. Da sottolineare il supremo, per limitarsi, accompagnamento della seconda chitarra impugnato da niente di meno che Mike Keneally, storico chitarrista e tastierista nel famoso tour del 1988 di Frank Zappa. Le quattro corde di Bryan Beller, memorabile bassista di Steve Vai.
Sono le 23.00 e mica ci vogliamo fermare. Le prossime portate sono nient’altro che la morbida “Shine On American Dreamer” e “Three Sheets to the Wind”. Ormai l’attenzione è assorbita, ogni sfaccettatura, ogni vibrazione è scoperta che partono le prime note di “Cryin'”. Eccelsa partecipazione di tutto il gruppo, super eccelsa performance di Joe Satriani che non per prima ma neanche per l’ultima volta si accinge a suonare anche con i denti.
Niente è dato al caso, Marco Minnemann (già batterista di Steven Wilson dei Porcupine Tree, della cantautrice punk rock Nina Hagen e del gruppo rock The Aristocrats con Guthrie Govan e Bryan Beller), ci allieta con un drum solo con i contro cavoli. Ragazzi qui doppio pedale e la carica di Marco sono stupefacenti. Un vero professionista
.
Ma lo spettacolo non finisce qui, anzi. La veloce “Time Machine” accelera quella che sarà una delle tante canzoni romantiche di Joe. “Always with Me, Always with You”: gioiello appassionato che non si puo' raccontare, ma si deve vivere e perchè no con affianco l'uomo della proprio vita. E per finire l’irriverente “Surfing with the Alien” . Con questa perla inestimabile, patrimonio universale della musica, pare finire tutto. Presentazioni di prassi e si abbassano le luci, sperando in un “classico” ritorno.
Che avviene.
Dopo urla e incitazioni, Joe & Company tornano sul palco per due encore inaspettati: le selezionate sono le scatenate “Crowd Chant”, “Summer Song” e ora è veramente tutto finito.
A mezzanotte come nelle migliori favole svanisce tutto lasciando a tutti noi astanti quell’amaro e amore in bocca che ha tutto il sapore di un incantevole viaggio che chissà quando tornerà ancora.
Seconda volta che mi delizio di questo spettacolo e non ne ho abbastanza. Un professionista di tutto punto, con tanta voglia di far divertire, ma che riesce a prendere seriamente la sua abilità di chitarrista rendendone omaggio in ogni sua canzone. E ogni canzone scrive una storia.