Rotting Christ @Traffic (Rm)
a cura di: Nasdey
2015-07-15

La data romana dei Rotting Christ era un appuntamento atteso con molto entusiasmo da tutti, tranne che da me. Non ho mai avuto una passione particolare per il black metal ma ciò non toglie che abbia sempre seguito la scena da lontano guardando di buon occhio ciò che meglio veniva sfornato dall’oscuro fronte. 
 

Un po’ per curiosità un po’ per doverosità, quindi, questo concerto andava seguito e raccontato. E oltretutto mi ha fatto proprio un gran bene: una volta uscita dal Traffic non avevo in me un amore smisurato per il mondo del black, ma ero riuscita comunque a maturare un rispetto profondo per dei giganti del genere.
 

Si sa, infatti, che le emozioni inaspettate sono sempre le più gradite e aver potuto godere di momenti di alta musica mi ha reso soddisfatta della mia scelta: tentar non nuoce mai in fondo. 
 

Il primo aspetto interessante legato a questi titani greci, è la loro scelta di aver portato sul palco pezzi perlopiù storici o comunque legati alla loro discografia passata. Incentrare il live sul vecchio repertorio, infatti, è stata una scelta stilistica apprezzata dalla maggior parte del pubblico che si aspettava di ricordare gli anni che furono insieme alla loro band preferita. Dopo tutto stiamo parliamo dei Rotting Christ degli anni 90, e dei dischi che vanno dall'89 al '95 – che secondo molti è il periodo più prolifico della loro carriera. 
 

Questa scelta però, è anche un’arma a doppio taglio perché li si potrebbe giudicare come un gruppo che necessita dell’appoggio sicuro e già convalidato dei brani di repertorio che li hanno incoronati tra i grandi gruppi del black in Grecia – e non solo.
 

A me, che non sono amante del genere ma neppure restia, piace pensarli come un gruppo che ha saputo scegliere una strategia vincente, che l’ha portata fino in fondo e che è riuscito a risanare qualche disfatta degli ultimi anni.
 

Proprio per questo infatti, una volta saliti sul palco e suonati i primi accordi di due brani del loro ultimo lavoro Κατά τον δαίμονα εαυτού (ovvero Χ Ξ Σ (666) e P'unchaw kachun - Tuta kachun), Sakis Tolis scioglie il sangue di chi lo aveva già raggelato e intona subito le note di The Old Coffin Spirit, tratta dall’intramontabile EP Passage to Arctur.
 

Sulle orme del loro passato glorioso, quindi, il live prende finalmente vita e scatena anche gli animi meno bollenti: da lì a poco l’alta musica viene suonata dal gruppo e vissuta dal pubblico con anima e corpo. Un live tecnicamente ineccepibile e ben orchestrato, che accende in me la voglia di approfondire il black metal di stampo mediterraneo. 
 

Prima degli headliner, i Voron, i Nerodia e gli Stigmhate riscaldano il pubblico in trepidante attesa. Il primo gruppo, purtroppo, lo perdiamo per via di un ritardo dei mezzi pubblici che – si sa- sono uno dei punti deboli della capitale. 
 

Dei Voron, però, sappiamo essersi aggiunti al bill solo qualche giorno prima del live e che, attivi dal 2010, sono una band capitolina che hanno portato sul palco un bel black death metal suonato e inscenato nei minimi dettagli. Leggendo le altre recensioni della serata, pare sia piaciuta molto la teatralità con la quale hanno presentato la loro musica d’ispirazione Behemotiana.
 

Al live dei Nerodia, invece, riusciamo ad essere presenti e non possiamo non farci trasportare subito dall’arroganza del loro thrash suonato su strascichi di black metal. Anche questa band romana (al suo interno ci sono membri dei Doomraiser e degli Stormlord), attua una performance davvero esaltante che include il racconto dei loro ultimi anni: i brani eseguiti, infatti, sono tratti dall’ultimo Ep del 2013 Prelude To Misery e dal full legth Heretic Manifesto e non mancano brani inediti. 
 

Ad aprire i Rotting Christ, infine, i vicentini Stigmhate che dopo la perdita del loro frontman Marco, riescono a regalarci un live ottimo e a dimostrare di aver ancora più grinta di prima. Del gruppo originario, infatti, hanno deciso di rimanere sola il chitarrista (Mike) e il bassista e attuale vocalist (Xerberus) che per la data romana ricevono il supporto del cantante degli Handful of Hate (Nicola Bianchi).  La performance del gruppo è energica e la matrice svedese del loro black metal si sprigiona in tutti le direzioni, riempiendo la sala del Traffic di epicità e sudore.